domenica 25 agosto 2013

il tremito Africano



Il tremito Africano 


I menestrelli di Lucignolo
 infreddoliti
affondano le unghie sotto la cenere 
per far tacere le mani 
mentre una candela
fa scorrere una luce scomunicata. 
Il cimitero nero 
sembra la stanza degli orologi 
isolato immobile 
mentre gli alberi girano i rami come lancette.
Una vivace ispirazione del male
depone le sue uova sopra affettuose rocce
dove crescono orfane
preghiere difficili
allevate da terra riarsa
e invase di sete. 
Orbo dentro una nebbia di sabbia 
con la pelle ingrigita da una sbornia di fame 
mostra le ampie pieghe delle ali imporporate
da uno sprazzo di tremiti turbati.
Con il collo nudo
mentre singhiozza con il becco
sparpaglia le sue lunghe piume paralizzando gli occhi.
Un battito di denti
 dentro un colore di pelle
appoggiato sopra un ripostiglio di terra senza semi
fa nascere un odore acuto di carne
sfogliata dal dolore.
Suda la terra.
Vellicata da quella pelle fanciulla  
che scende lentamente dentro la sabbia Africana.
Quel molle banchetto oltraggioso
offerto dall’ uomo per un sacrificio di sogni amputati
libera le doglie del male.

Tuonano i bambini
snocciolati dalla vita
e dissolti nella sabbia 


 Tania Santurbano 


 Tania Santurbano INEDITA -diritti riservati-

martedì 20 agosto 2013


Poche gocce


Ci sono anime spoglie e trascurate
che aspettano con ritardo
la realizzazione di un sogno.
Ferme
senza luce
percorrono un corridoio
dove sceneggiare il momento della loro nascita.
Un pavimento di carta lucida rappresenta:
sforzi, sacrifici e umiliazioni.
Poi ci sono ''altre''
con la malattia dentro
che si lasciano prendere dalla tentazione 
di fare pettegolezzi limacciosi 


e rimangono a vendersi dentro alberghi squallidi.
Per ultimo'' un richiamo di anime profumate''
che piangono di rabbia ...
inquisite e alzate sopra un rovo di cielo
accusate d'essere ''venditori di speranze''.
I poeti ''sono questioni spinose''
saccheggiano con coraggio il tempo,
ritirando con le loro reti tutti i sogni.



Tania Santurbano    inedita – diritti riservati 

lunedì 19 agosto 2013




Crepuscolo

Le mani si attaccano sulla tela della tua pelle
mentre mi dipingo
sulla curva delle tue ginocchia.
Scende in silenzio il viso
accucciato
e si aprono le vesti.
Liberami dal male
e rimani con me
affinchè io possa morderti l'anima
per confondermi tra l'erba più alta dei tuoi fianchi.
Sentire il crepuscolo nudo di quel petto
che batte dentro la mia mano
selvatico e gonfio.
Pianta il mio seme e coprimi con la tua pelle
affinchè io possa crescere sopra la tua bocca
e far l'amore dentro un panno stretto di cielo.

Tania Santurbano

 inedito-diritti riservati





domenica 18 agosto 2013

the last step of the heart

una mandria di sogni pericolosi da estinguere ... paura o mistero?( leggi il nuovo romanzo per sentire quell'angoscia che buca ''la porta dei segreti'' non c 'è nessuna chiave...non c'è uscita..



Ci sono storie talmente tristi che solo il ''cuore'' può raccontare .
Una storia grattugiata dal tempo, che cigola chiusa,dentro'' l'ultimo dei segreti''.
<<E lei ,poi gli entrò negli occhi...
e ci fu quel poco d'eterno
a far battere la bocca
... contro il suo respiro
e la neve si spostò dalla sua pelle... per cercarla.>>
Poi... Dio si affacciò tra le nuvole ,
e vide i loro occhi toccarsi di nascosto.
Gli angeli scivolarono dal cielo
e i demoni attraversarono le profondità della terra.
Bene e male si ritrovarono l'uno contro l'altro...
e arrivò l'inizio.
Tutto ciò che non doveva esistere, cominciò a nascere e ogni parola si nascose dentro la terra
che si macchiò di bianco.
Quella voce ,cominciò a correre dentro le vene fino a divorare il centro del cuore .

-<<E la neve si prenderà prima i miei occhi
e dopo le tue mani ...
e tu non potrai più trovarmi.>>-Mormorò prima di lasciarlo.
I giorni passarono
e lui abbassò gli occhi prima d'impazzire ,
tutto prese la forma della follia,
neppure Dio ebbe il coraggio di fermarlo.

-<<Non leggere quello che non può essere raccolto dagli occhi,
e non raccontare nulla di ciò che hai rubato da quelle pagine immacolate dal male...
perchè non c'è storia più proibita .>>-
Non c'è luce dentro un terribile segreto
male e bene si tormenteranno...
e alla fine ci sarà solo un ultimo passo.
Solo l'ultimo ...
(Capitolo 2 -L'ultimo passo del cuore-)
...ferma sul ramo più basso ,trattenuta da un cappio
di velo...che la piccola sposa aveva accuratamente staccato dal bordo del vestito .
Quel velo bianco era come una mano che la teneva ferma per la  gola davanti al cielo. .
Nelly dondolava con le scarpette rosse, ricamate da nastrini bianchi, come una bambola di pezza.
Loil gli abbracciò le gambe e istintivamente cercò di alzarla in aria... per farla respirare ,mentre con l’altra mano cercava di slegare l’alto nodo che le copriva il collo.
Era così bianca ,le macchioline rosse poggiate sul naso e sulla fronte erano sbiadite e gli occhi erano troppo aperti senza pupille.
Loil urlò così forte e la lingua sembrò stapparsi dalla bocca. Era fermo lì ,con la mano che sorreggeva ancora quelle esili gambe e con l’altra arrendevolmente ,si picchiettava le lacrime sulla faccia :
-<<Aiuto …. vi prego , aiutatemi …>>- gridava a ritornello come un pazzo.
La neve cominciò a scendere tanto velocemente che coprì prima gli occhi,poi le labbra e infine ogni pezzo di pelle.
C’erano nell'aria... ferme ... solo quelle scarpette rosse . Loil impastato dalla neve fino dentro gli occhi, aspettava d’essere ricoperto.
Le ore passarono e solo verso l' imbrunire della sera furono ritrovati.
C’era tanta gente ,tutta ferma messa ad angolo davanti ''quell'albero''.
Mentre Loil veniva caricato su una branda e portato via, la Rut piegata nelle ginocchia sulla neve, aveva gli occhi ingioiellati di trucco . Non versò una lacrima, non disse nulla di insensato e di sincero, eppure quel piccolo fuoco rosso che luccicava nella neve era la sua bambina morta.

''Alle volte ,accade di incontrare delle madri che trovano solo il tempo per farti nascere, poi sprecano tutto il resto per se stesse .''
La Rut andò verso il ‘’fresco vedovo ’’ e poggiandogli la mano sul petto disse tristemente:
-<< La mia casa ,sarà la sua. Dobbiamo restare vicini in questo momento di terribile solitudine in cui Nelly ci ha lasciato.>>- Poi voltandosi verso il viso morto della figlia bisbigliò piena di lacrime e rabbia:
-<<Sei stata una cattiva figlia…
Bambina egoista … mi hai lasciato sola.>>-
Nella tarda notte ,con la luna, spostarono Nelly sotto la terra.
La sposa sfortunata non ricevette nessuna consacrazione, così aveva deciso padre Pet e tutte le sue pecore di chiesa:
<<Il suicidio è un atto del diavolo!>> urlò il bravo parroco,contro la terra( dove c'era sotto la ragazzina... ) e tutta la gente del paese non ebbe nessuna pietà ... Loil si svegliò tre giorni dopo.... e solo dopo altri tre giorni... qualcuno gli raccontò di Nelly e cominciò a provare un irrefrenabile desiderio di vendetta.
C’era un casolare alla fine del paese, era usato dai poveri come dormitorio; Loil si era rinchiuso dentro quello scorticato scantinato , dormiva e non si puliva come un barbone. Aveva le unghia delle dita nere , quasi tumefatte dal freddo,dormiva accasciato sul pavimento.
Spesso sentiva il tessuto del cappotto fradicio di sudore e
d'alcol ,insieme quelle due puzze gli si attaccavano sopra come una seconda pelle.
Un venerdì del 20 ,si staccò dalle mattonelle e finalmente si guardò intorno .
Era dentro una stanza larghissima ,seppellita da lettini e coperte .
In lontananza s'intravedeva pezzi di fuoco che brulicavano dentro una insenatura scavata tra due muri. Nella parte più profonda della stanza, c’era una donna invecchiata ,aveva i capelli raggruppati con due setosi nastri rosa e con delle rughe criptiche intorno agli occhi,indossava un sacco :
uno di quelli che si usava per mettere le olive,aveva ai piedi delle graziose scarpette rosse.
La vecchia con una vocina piccolissima disse :
<<Questa notte andrò al ballo!>>_
-<< Vecchia! Chi ti ha dato quelle scarpe>> urlò Loil a gran voce.

La rotondetta vecchierella , cominciò a muoversi avanti e indietro, mentre ronzava con la bocca una storta cantilena antica.
Poi il giovane sempre più innervosito, le si avvicinò e prendendola per il braccio, con un tono molto più che minaccioso le sussurrò:
-<<Vecchiume maleodorante, dove hai preso quelle scarpe? Dove?>>-
La povera vagabonda cominciò a piangere e rispose con una voce avvilita :
-<< Credi che il mio vestito non sia adatto per la festa?>>-
Gli occhi della vecchia erano puntati contro un panno che teneva tra le mani ...lo stringeva come una madre con l su creatura..
<<Povera cara pazza …..>>-Mormoro Loil dopo averle lasciato il braccio.
Si chinò fino ai piedi della vecchia e gli tolse le scarpe, la poveretta rispondeva con calci e spinte.
-<<Lasciale! sono un regalo del prete, lasciale!>>
-<<Nessun regalo di nessuno.Non ti appartengono>>-
Rispose Loil e camminando con le scarpe tra le mani, scese le scale minuscole, fino alla porta e si ritrovò in un istante fuori, proprio lungo i margini del fiume ,sotto il ponte del paese.
Puntò dritto verso la pensione,era divorato dalla rabbia e dal dolore ,due sensazioni che unite lo rendevano pericoloso.
Arrivò davanti alla porta di quella casa maledetta come un dannato,c’era dentro qualcuno che cantava festosamente e come sottofondo un grumolo di voci.
Infilò la chiave nella serratura ed entrò nelle cucine .
C’erano uomini dappertutto sotto e sopra i tavoli ,riempiti d’acqua vite fino al cervello.
Altre due donne con un posteriore ingombrante giravano l’arrosto.
Attraversò incurante la stanza piena di selvatici etilici , ed entrò nella cucina .
La Rut era lì ferma, proprio di spalle e impastava farina e uova . Loil si mosse teneramente nei passi,fino ad averla a pochi centimetri dagli occhi.
Sgranò rapacemente le mani in avanti e le attorcigliò le braccia , la Rut cercò di sgusciare dalla presa e con la bocca tentò di levargli la pelle a morsi, ma Loil con un sorso di sorriso sulle labbra, prese la massa e con la mano cominciò a ficcargliela a strattoni nei fori del naso;riuscì a riempirla dentro fino agli occhi.
Poi continuò ferocemente a imboccarla solo con la farina,fino a ricoprirle la lingua e i denti.
La Rut cominciò a gonfiarsi come un rospo .I tremori erano talmente ,forti da farle guizzare fuori dalla scollatura i grossi seni .
Loil continuò a non guardarla in faccia ,ma sentiva il respiro della cicciona accorciarsi .
La fece piegare in giù sulle ginocchia e solo in quel momento i loro sguardi s’incontrarono e la lasciò cadere .
Soddisfatto, si allungò sul tavolo e cominciò a dondolare le gambe .
La donna si attorcigliò nel dolore ,sembrava una serpe scomposta che penzolava con le mani e con i piedi. Smise di guardarla e alzò la testa su per la parete e incurante dei mugoli ,ripensò a Nelly ;
poi ,quando quella ‘’rumorosa donna‘’, smise di muoversi , si alzò e riattraversò semplicemente la stanza e una volta fuori si allontanò giù per il paese.
Inedito-Diritti riservati TANIA SANTURBANO


Rientri nei pensieri ...

Rientri nei pensieri ...




Rientri nei pensieri
sollevando la mente.
Mi poso sulla tua mano
dove si fermano tutti i miei peccati.
E mi nutro
crescendo a grappolo dentro la tua fronte.
Copiando a rime il rumore delle tue ciglia
il mio esilio medievale 

scorre come un torrente gonfio d'acqua
sopra i fianchi aridi e ghiacciati della tua montagna.
Un contagio di bocche
che sperano nella felice soluzione di una contesa .


Tania Santurbano . Stetari Finitus Infinito inedita – diritti riservati

domenica 11 agosto 2013

il filo del cielo






IL FILO DEL CIELO

Mastica ogni mio bacio nella tua bocca
e io mi alzerò dritto su ogni pezzo di ramo

fino a sfiorare il filo del cielo.
Sventolerò nell'aria

per farti sentire il mio odore

e quando alzerai le dita
io ti coglierò fino a strapparti l'anima
per poi ricominciare . 



Tania Santurbano 
inedita – diritti riservati                   

sabato 10 agosto 2013

Moro River Canadian War Cimitery” the story of Tinetta - cry the memories La storia di Tinetta - Gridano i ricordi

Moro River Canadian  War Cimitery”   the story of Tinetta -    cry the memories
                                                   La storia di Tinetta -    Gridano i ricordi


<<Cerchiamo di  ridurre il  problema vivisezionando   alcune parole,
   quelle''benedette  parole estinte” tenute lontane accuratamente dai cervelli    più indemoniati e infedeli.Parole dove nascono  campi di rimpianti,  infestati    da spinose solitudini.                                                  
   Dopo aver immaginato , guardiamo attentamente attraverso questa          insenatura di cielo che divide con il silenzio il bene e il male e senza farci  vedere da Dio e ritrovare dal diavolo...  agiatamente senza mostrare fretta,  iniziamo a cucirci la morte perché è arrivato il  momento di indossarla.>>                        
  
Dopo aver pronunciato ad alta voce queste parole, Tinetta,professoressa di greco, aumentò con il piede infreddolito dal gelo la velocità della sua vecchia  ''Cinquecento'' .
Era una macchina vecchia come i suoi pensieri, aveva freni consumati e 
di tanto in tanto emetteva un buffo rumore  simile a un singhiozzo. 
Anche Tinetta era una strana macchina tutta dipinta.
Portava un cappello  giallo fosforescente che le copriva la testa, indossava un provocatorio impermeabile e bizzarri guanti tridimensionali .                                                                                                                                                                             
 Fermò    la macchina e cercò nella borsa una penna.Scendeva una pioggia affannata e scendeva come un fantasma. Evocava un grumo di forza dolorosa che si poggiava sulla terra in modo occulto.

<<Maledizione! Ho bisogno di una penna! >>    


E continuò a rovistare dentro quel piccolo buco giallo,  minuscolo quanto la sua mano.  
Il cielo sembrò sforzarsi e la pioggia cominciò a cadere a tocchi di fuoco.
Tinetta infilò un foglio di carta nella tasca   della sua giacca e con   la penna tra le dita, uscì fuori dalla macchina .  
Voleva sentirne la forza , farsi prendere le viscere ,scrollarsi i pensieri tanto da farli diventare   morbidi e innocenti. 

Avanzò  lungo un fangoso  sentiero, i piccoli sassi sottilissimi  si infilavano tra le dita dei piedi come testimoni difficili.                                                   Era inverno e per punizione  Tinetta portava della ciabatte  di stoffa completamente aperte e senza calze.
I piedi erano rossi e striminziti di rughe parevano traboccare di lacrime.
<<Meglio per voi!>>Si guardò le caviglie incatenate da ferite...e raddoppiò il dolore: Si tolse le pantofole  e avanzò scalza dentro quelle pozze d’acqua e pietra.
Era piena di colpe perchè aveva  pregato concedendosi speranze.
Aveva pregato tanto forte senza pause,attentissima a non sbagliare il conto del ''Santorosario'',attentissima a farlo di nascosto da mamma Carmela che credeva solo nel diavolo.
Si fermò un attimo sotto l’arco della vecchia chiesa di San Donato  e un brivido  sedizioso gli si depositò vicino al cuore che sedotto,cominciò ad allentare i battiti.  
 “Moro  River Canadian  war  Cimitery   “ apparvero  queste parole    come una  segnaletica  posta al bordo di un purgatorio.           
   Accarezzò  con la mano ‘’il muro di anime’’ e disse accorata:  
<<Il cimitero militare Canadese … non ero mai entrata qui!>>
 E sentì la fronte bruciare :
   
<<MALEDETTA … maledetta malattia!>>
Si tolse il cappellino e la pioggia  cominciò a picchiettare contro il capo deserto di capelli.
Quegli occhi blu senza ciglia, svelavano una profonda malattia che abitava le membra  di Tinetta da lunghi mesi.
 Alzò gli occhi, opulenti lapidi sfrecciavano a perdita d’occhio.
Tutte ramificate dentro un pezzo di terra orfana. Erano disposte in  file   parallele ben ordinate e abbellite  al centro,  con  croci e foglie mentre
delle randagie erbacce che si spacciavano per fiori, si arrampicavano frettolosamente fino in cima alle lapidi avvolgendole in un caloroso abbraccio selvatico.                                                                                     
   Entrò a piedi  nudi  affondando dentro un'erba che sembrava impelata di ortiche  tanto che la pelle cominciò a bruciarle  tra le unghie dei mignoli.   Quella terra impastata d’erba e battuta di lapidi era inquietante e nello stesso tempo ossigenata da una brezza confortevole che metteva pudicamente ogni sentimento al suo posto .                                                                                                      
<< Questa è una  piccola reggia dove trattenere il fiato.>>
Cominciò a schioccare le dita  tra loro come se volesse improvvisare un piccolo applauso 
<<Incredibile! i miei dolori si sono coagulati  questa volta in modo più armonico e  tutto fa meno male. >>
Sorrise e dopo aver camminato per un po’ si sedette sopra una panchina di legno messa vicino a un giovane gelso.     
La grande croce al centro  del cimitero sembrava sorgere dalla terra e pigiare  il cielo con le sue radici di pietra  trasparenti  che solo Tinetta riusciva a vedere.Erano  bianche e lunghe ,tanto  attorcigliate  da strangolare il cielo.
 Il fiato della donna  diventò secco, irregolare e improvvisamente  la velocità del vento cambiò  inclinazione e cominciò a raffica a consumare quella rinfrescante pioggia . 
 Prese la penna e iniziò a scrivere sopra quel pezzo di carta che aveva accuratamente protetto nella sua tasca.
<<Come posso iniziare?>>E si grattò la fronte immersa di dubbi .Certo non è facile parlare ai miei parenti … sono come il morbillo , scompaiono spontaneamente in pochi  giorni. >>
 I suoi pensieri furono arrestati da un rumorio. 
 Due ombre proiettate a spicchi tra gli alberi parlottavano tra loro.

 La voce più giovane aveva tra le mani un vecchio yo-yo, lo faceva ruzzolare velocemente.

Tinetta era una primavera curiosa e si lasciò   sopraffare dal vizietto delle orecchie pettegole.
Avvicinò  gli occhi e allungò un collo leggero come quelle lumache selvatiche che durante certe albe agre si depositano spogliate sui rami più alti .

 Era un giovane con una semplicità rusticana.

I suoi capelli erano di un biondo –grano e aveva le labbra scarlatte e gonfie. L’altro era più distinto  e leggermente più grosso di spalle,fiero e imbronciato con una leggera barba incolta  che avvolgeva la faccia fino agli occhi.

<<Nulty! Allora proprio non riesci a ricordare il mio nome?>>

Mormorò il più giovane con lo yo-yo .                                                                          
 <<No.>>  Rispose il ragazzo più fiero .
 Il ragazzo senza barba, crucciò il viso nascondendo un enorme delusione dentro una smorfia e aggiunse:
 <<Io non dovevo partire!
   Mamma mi aveva avvisato di farmi i fatti miei!
  Di continuare a stare in campagna e di separare gli acini dai raspi,
  ma … ma … la mia testa d’asino ha capito male tutti i discorsi !
  Non mi ero accorto che mio fratello non sapeva ragionare e che 
  il suo parlare  era pieno di equivoci. Ora mi ritrovo  SENZA NOME 
  e lontano da casa>> 
Nulty che era più intelligente ,aveva capito tutto ma non parlava , si tocco la barba e dopo qualche minuto rispose: 
<<Ho bisogno di qualcuno che per mestiere sappia radere e tagliare i capelli.
 L’insieme di questi peli che crescono sulle  guance mi rendono la faccia   come una grossa radice carnosa … ACCIDENTI! Sembra che abbia del foraggio anche sopra i lobi delle orecchie! DOPPIA MALEDIZIONE!!>>  
 IL ragazzo più giovane  con un filo di voce  amara  continuò:
 <<Si ! hai ragione … Nulty … qui è un inferno … Stavamo meglio prima! Ricordi quando eravamo chiusi dentro quella baracca circolare ?>>                                                                                   
 <<Smettila!Quel rottame di baracca era solo un ricovero ,dove soldati e    prigionieri civettavano con le malattie.Le facevano salire su per la bocca, 
le infrascavano con la saliva e poi pregavano.
Nessuno voleva comparire  davanti ai tedeschi.Nessuno voleva rimanere senza vertebre e costole!
 Forse  non ricordi bene!C’era chi si cospargeva in tutte le direzioni  di acidi.C'era  addirittura chi si spruzzava tutto dentro gli occhi!Si preferiva rimanere ciechi per un ceppo di vita. 
 La maggior parte di noi ancora oggi  preferisce  avere qualche arto bruciato dalla fatalità che  rimanere con il cuore strappato mentre i tedeschi calpestano le nostre membra divertiti.>>                                                                                            
<<Nulty  … ma sono difettoso?>>                                                           

Il soldato    intelligente lo guardò con disincanto.
   <<Difettoso...?>>                                                            
   
 Intanto Tinetta era rimasta ferma su quella panchina come una chiocciola  ad ascoltare  i due giovani uomini.
Il cimitero sembrava la  stanza degli  orologi:Isolato e immobile e gli alberi giravano i rami come lancette. 
Non la degnarono di uno sguardo,continuarono a parlare con costante gloria e disperazione.      
Il più forte urlò:

 <<Tu sei un feritore … una furia eccitante !Hai ucciso con fretta chi voleva ucciderti.>> 
 Il ragazzo”Senza Nome “ sembrò guaire lamentosamente:
 <<Io mi sento il sangue pieni di guano.Perché ci hanno lasciato qui ad aspettare?>>                                                                                                                                               
<<Non è finita  la nostra è solo una attività di custodia … torneranno a prenderci!>>
Rispose Nulty soddisfatto per quel che aveva appena detto.
Un sorriso sgualcito comparve in modo insano sulle labbra dei due giovani . Tinetta li osservava in silenzio sembravano due uccelli acquatici notturni con desideri capricciosi di vendetta e perdono .Nulty  aggiunse poche parole prima di chiudere la bocca:
<<La guerra ha quattro sapori :Salata,dolce,amara e acida … Torneranno a riprenderci …>>La pioggia sembrava nascondersi nel fogliame e l'aria celava il lancinante grido di guerra...quello stesso grido che trasforma gli uomini in assassini.

Il ragazzo senza barba     cominciò a camminare tra le lapidi e Tinetta guastata  da una curiosità pericolosa, cominciò a seguirlo.

 Ingoiò un po’ di saliva mandandola giù nello stomaco e pensò :

<<La mia mente è ingombrata  da  allucinazioni. >>


Lo seguì fino  alla fine dell’ultimo gelso              
Il ragazzo era fermo davanti la prima lapide della terza fila i suoi occhi erano inghiottiti da  una ''offensiva solitudine''.
Lontano in una terra che come una sposa fedele lo ricopriva .
                                                                                                                               


Tinetta  guardò la lapide.Era una  ” lapide difettosa”  

… era  “senza nome”.                                                     

  
Sentì crescere negli occhi un caos di lacrime palpitanti .
Percepì un vuoto che fece fiorire un dolore stordito  e urlò :

<<Stavo per uccidere l’onore …>> 


Ma il ragazzo non si accorse mai di Tinetta  …

e non riuscì mai a sentire le sue parole.                                          

  TANIA SANTURBANO (inedito-diritti riservati-) 

La guerra è una Regina sterile...e in prime nozze  sfila silenziosamente la vita. 



venerdì 9 agosto 2013

the Indian girl (La ragazza indiana.)

  the Indian girl
 (La ragazza indiana.)

Un documento pericoloso
sbatte nel petto 
coraggiosamente
mentre i sigilli si rompono
e si tinge il pallore .
Sotto i lucernari si scatenano i sospetti.
Dubbio e verità si tradiscono.
E come due profughi
si acconciano con l’incenso l’anima secca.
Le grosse perle battono sul collo come biglie
mentre quella smoderata malinconia
immalinconiva la sposa
tutta ricamata al centro con un velo bianco
tessuto di abusi.
Defunta nella memoria
piena di pegni
conta le fiammelle dei ceri.
A sprazzo un persuasivo sopore
nasconde il riflesso rosso 
di una pelle antichissima 
un’ alleanza che evoca una rivelazione di cuore acquattato.
Una  investitura sacra d’amore aspetta il miracolo
in quei gorghi di solitudine.                                                                                                                                                                                                                                                                                             Tania Santurbano 
 (inedito-diritti riservati-)

 Stetari Finitus Infinito


La tua bocca fino al cielo



l'amore alle volte è troppo impegnato 
e alla prima boccata d'aria si affaccia con un sorriso cinico !
Ci guarda da dietro i vetri mentre ricama sopra rami secchi impetuose e disoneste passioni.


 La tua bocca fino al cielo 



Spostami con la tua bocca fino al cielo
ritaglia le mie piume bagnate di sale .
Un recinto di carezze accorciate sulle ginocchia
schiuse in penitenza.
Fradicio
scorro avvinazzato sulle vostre orecchie possedute
mentre rivesto con la bocca l'alba scalza
che nasce su quel ventre vermiglio.
Un ripostiglio dove chiudere le mani
custodito dentro un bel pezzo di sonno .
Uno schiamazzo di bocche
dove poggiano baci storti senza ricordi.
Una brigata di nottambuli sospiri
incatenati su rovi dritti
spuntano sulla pelle 
e adagio
strisciano sussurrando come caldi singhiozzi.
Una lecita licenza d'amore.

Tania Santurbano Stetari Finitus Infinito inedita – diritti riservati









'' l'ebreo bambino''.


L'ebreo bambino

E quando il cielo ingoiò

nascondendo nel crepuscolo

le sue figlie leggere

sentii l'alito di un'anima pesante

scuotere la mia terra randagia.

Ripassai a memoria tutti i dolori

mentre quelle selvatiche ombre

cominciarono a cucirmi il cuore

per non farlo muovere.

Spinato

armato  solo di occhi.

Coricato con i capelli dentro la terra

più debole e senza sandali.

Aveva ancora la bocca piena di molliche

fasciata di lacrime.

Fermo sotto la chioma delle ossa

si aggiustava con le dita le ginocchia 

pregando tra i fili di un tramonto sospeso.

Un soffitto troppo stretto

senza bandiere e Cristi

senza preti e uomini

si strinse all' ombra.
                                                              
Tania Santurbano   inedita – diritti riservati

domenica 4 agosto 2013

Sceso dal cielo


(PER NON DIMENTICARE...)
Sceso dal cielo

Ricoprire con un mantello di cicale
una boccuccia bagnata di mele.
Rughe di cuoio
sdraiate sotto occhi scalzi
sorvegliano il boia
mentre comincia a mangiare la sua prole.
Non muoverti soldato
sto gozzovigliando
dentro l'orchestra della mia follia
strofinerò il vapore della tua anima molle
sopra le spalle ,le braccia e le mie mani
e come un cavallo
con le unghia scorticherò la tua pelle .
Ti abbraccerò dentro quel cozzo d' armi
mentre schiamazzi senza bocca.
Rimedio così facile

escogitato .

Tania Santurbano inedita – diritti riservati Stetari Finitus Infinito
(Contro chi ha imparato la morte )(Contro la guerra)


L'Ultimo Passo del cuore



Una mandria di sogni pericolosi da estinguere ... paura o mistero?( sentire quell'angoscia che buca ''la porta dei segreti'' non c 'è nessuna chiave...non c'è uscita...)

Ci sono storie talmente tristi che solo il ''cuore'' può raccontare .
Una storia grattugiata dal tempo, che cigola chiusa,dentro'' l'ultimo dei segreti''.
<<E lei ,poi gli entrò negli occhi...
e ci fu quel poco d'eterno
a far battere la bocca
... contro il suo respiro
e la neve si spostò dalla sua pelle... per cercarla.>>
Poi... Dio si affacciò tra le nuvole ,
e vide i loro occhi toccarsi di nascosto.
Gli angeli scivolarono dal cielo
e i demoni attraversarono le profondità della terra.
Bene e male si ritrovarono l'uno contro l'altro...
e arrivò l'inizio.
Tutto ciò che non doveva esistere, cominciò a nascere e ogni parola si nascose dentro la terra
che si macchiò di bianco.
Quella voce ,cominciò a correre dentro le vene fino a divorare il centro del cuore .

-<<E la neve si prenderà prima i miei occhi
e dopo le tue mani ...
e tu non potrai più trovarmi.>>-Mormorò prima di lasciarlo.
I giorni passarono
e lui abbassò gli occhi prima d'impazzire ,
tutto prese la forma della follia,
neppure Dio ebbe il coraggio di fermarlo.

-<<Non leggere quello che non può essere raccolto dagli occhi,
e non raccontare nulla di ciò che hai rubato da quelle pagine immacolate dal male...
perchè non c'è storia più proibita .>>-
Non c'è luce dentro un terribile segreto
male e bene si tormenteranno...
e alla fine ci sarà solo un ultimo passo.
Solo l'ultimo ...
(Capitolo 2 -L'ultimo passo del cuore-)
...ferma sul ramo più basso ,trattenuta da un cappio
di velo...che la piccola sposa aveva accuratamente staccato dal bordo del vestito .
Quel velo bianco era come una mano che la teneva ferma per la gola davanti al cielo. .
Nelly dondolava con le scarpette rosse, ricamate da nastrini bianchi, come una bambola di pezza.
Loil abbracciò le gambe e istintivamente cercò di alzarla in aria... per farla respirare ,mentre con l’altra mano cercava di slegare l’alto nodo che le copriva il collo.
Era così bianca ,le macchioline rosse poggiate sul naso e sulla fronte erano sbiadite e gli occhi erano troppo aperti senza pupille.
Loil urlò così forte e la lingua sembrò stapparsi dalla bocca. Era fermo lì ,con la mano che sorreggeva ancora quelle esili gambe e con l’altra arrendevolmente ,si picchiettava le lacrime sulla faccia :
-<<Aiuto …. vi prego , aiutatemi …>>- gridava a ritornello come un pazzo.
La neve cominciò a scendere tanto velocemente che coprì prima gli occhi,poi le labbra e infine ogni pezzo di pelle.
C’erano nell'aria... ferme ... solo quelle scarpette rosse . Loil impastato dalla neve fino dentro gli occhi, aspettava d’essere ricoperto.
Le ore passarono e solo verso l' imbrunire della sera furono ritrovati.
C’era tanta gente ,tutta ferma messa ad angolo davanti ''quell'albero''.
Mentre Loil veniva caricato su una branda e portato via, la Rut piegata nelle ginocchia sulla neve, aveva gli occhi ingioiellati di trucco . Non versò una lacrima,per qualche minuto, non disse nulla di insensato e di sincero, eppure quel piccolo fuoco rosso che luccicava nella neve era la sua bambina morta.

''Alle volte ,accade di incontrare delle madri che trovano solo il tempo per farti nascere, poi sprecano tutto il resto per se stesse .''
La Rut andò verso il ‘’fresco vedovo ’’ e poggiandogli la mano sul petto disse tristemente:
-<< La mia casa ,sarà la sua. Dobbiamo restare vicini in questo momento di terribile solitudine in cui Nelly ci ha lasciato.>>- Poi voltandosi verso il viso morto della figlia bisbigliò piena di lacrime e rabbia:
-<<Sei stata una cattiva figlia…
Bambina egoista … mi hai lasciato sola.>>-
Nella tarda notte ,con la luna, spostarono Nelly sotto la terra.
La sposa sfortunata non ricevette nessuna consacrazione, così aveva deciso padre Pet e tutte le sue pecore di chiesa:
<<Il suicidio è un atto del diavolo!>> urlò il bravo parroco,contro la terra( dove c'era sotto la ragazzina... ) e tutta la gente del paese non ebbe nessuna pietà ... Loil si svegliò tre giorni dopo.... e solo dopo altri tre giorni... qualcuno gli raccontò di Nelly e cominciò a provare un irrefrenabile desiderio di vendetta.
C’era un casolare alla fine del paese, era usato dai poveri come dormitorio; Loil si era rinchiuso dentro quello scorticato scantinato , dormiva e non si puliva come un barbone. Aveva le unghia delle dita nere , quasi tumefatte dal freddo,dormiva accasciato sul pavimento.
Spesso sentiva il tessuto del cappotto fradicio di sudore e
d'alcol ,insieme quelle due puzze gli si attaccavano sopra come una seconda pelle.
Un venerdì del 20 ,si staccò dalle mattonelle e finalmente si guardò intorno .
Era dentro una stanza larghissima ,seppellita da lettini e coperte .
In lontananza s'intravedeva pezzi di fuoco che brulicavano dentro una insenatura scavata tra due muri. Nella parte più profonda della stanza, c’era una donna invecchiata ,aveva i capelli raggruppati con due setosi nastri rosa e con delle rughe criptiche intorno agli occhi,indossava un sacco :
uno di quelli che si usava per mettere le olive,aveva ai piedi delle graziose scarpette rosse.
La vecchia con una vocina piccolissima disse :
<<Questa notte andrò al ballo!>>_
-<< Vecchia! Chi ti ha dato quelle scarpe>> urlò Loil a gran voce.

La rotondetta vecchierella , cominciò a muoversi avanti e indietro, mentre ronzava con la bocca una storta cantilena antica.
Poi il giovane sempre più innervosito, le si avvicinò e prendendola per il braccio, con un tono molto più che minaccioso le sussurrò:
-<<Vecchiume maleodorante, dove hai preso quelle scarpe? Dove?>>-
La povera vagabonda cominciò a piangere e rispose con una voce avvilita :
-<< Credi che il mio vestito non sia adatto per la festa?>>-
Gli occhi della vecchia erano puntati contro un panno che teneva tra le mani ...lo stringeva come una madre con l su creatura..
<<Povera cara pazza …..>>-Mormoro Loil dopo averle lasciato il braccio.
Si chinò fino ai piedi della vecchia e gli tolse le scarpe, la poveretta rispondeva con calci e spinte.
-<<Lasciale! sono un regalo del prete, lasciale!>>
-<<Nessun regalo di nessuno.Non ti appartengono>>-
Rispose Loil e camminando con le scarpe tra le mani, scese le scale minuscole, fino alla porta e si ritrovò in un istante fuori, proprio lungo i margini del fiume ,sotto il ponte del paese.
Puntò dritto verso la pensione,era divorato dalla rabbia e dal dolore ,due sensazioni che unite lo rendevano pericoloso.
Arrivò davanti alla porta di quella casa maledetta come un dannato,c’era dentro qualcuno che cantava festosamente e come sottofondo un grumolo di voci.
Infilò la chiave nella serratura ed entrò nelle cucine .
C’erano uomini dappertutto sotto e sopra i tavoli ,riempiti d’acqua vite fino al cervello.
Altre due donne con un posteriore ingombrante giravano l’arrosto.
Attraversò incurante la stanza piena di selvatici etilici , ed entrò nella cucina .
La Rut era lì ferma, proprio di spalle e impastava farina e uova . Loil si mosse teneramente nei passi,fino ad averla a pochi centimetri dagli occhi.
Sgranò rapacemente le mani in avanti e le attorcigliò le braccia , la Rut cercò di sgusciare dalla presa e con la bocca tentò di levargli la pelle a morsi, ma Loil con un sorso di sorriso sulle labbra, prese la massa e con la mano cominciò a ficcargliela a strattoni nei fori del naso;riuscì a riempirla dentro fino agli occhi.
Poi continuò ferocemente a imboccarla solo con la farina,fino a ricoprirle la lingua e i denti.
La Rut cominciò a gonfiarsi come un rospo .I tremori erano talmente ,forti da farle guizzare fuori dalla scollatura i grossi seni .
Loil continuò a non guardarla in faccia ,ma sentiva il respiro della cicciona accorciarsi .
La fece piegare in giù sulle ginocchia e solo in quel momento i loro sguardi s’incontrarono e la lasciò cadere .
Soddisfatto, si allungò sul tavolo e cominciò a dondolare le gambe .
La donna si attorcigliò nel dolore ,sembrava una serpe scomposta che penzolava con le mani e con i piedi. Smise di guardarla e alzò la testa su per la parete e incurante dei mugoli ,ripensò a Nelly ;
poi ,quando quella ‘’rumorosa donna‘’, smise di muoversi , si alzò e riattraversò semplicemente la stanza e una volta fuori si allontanò giù per il paese.
Inedito-Diritti riservati TANIA SANTURBANO