Moro River
Canadian War Cimitery” the story of Tinetta - cry the memories
La storia di Tinetta - Gridano i ricordi
<<Cerchiamo di ridurre il problema vivisezionando alcune parole,
quelle''benedette parole estinte” tenute lontane accuratamente dai
cervelli più indemoniati e
infedeli.Parole dove nascono
campi di rimpianti, infestati da
spinose solitudini.
Dopo aver immaginato , guardiamo attentamente attraverso questa insenatura di cielo che divide con il silenzio il bene e il male e senza farci vedere da Dio e ritrovare
dal diavolo... agiatamente senza mostrare fretta, iniziamo a cucirci la
morte perché è arrivato il momento di indossarla.>>
Dopo aver pronunciato
ad alta voce queste parole, Tinetta,professoressa di greco, aumentò con il piede infreddolito dal gelo
la velocità della sua vecchia ''Cinquecento'' .
Era una macchina vecchia come i suoi pensieri, aveva freni consumati e
di tanto in tanto
emetteva un buffo rumore simile a un
singhiozzo.
Anche Tinetta era una strana macchina tutta dipinta.
Portava un cappello giallo
fosforescente che le copriva la testa, indossava un provocatorio impermeabile e bizzarri guanti tridimensionali .
Fermò la macchina e cercò nella borsa una penna.Scendeva una pioggia affannata e scendeva come un fantasma. Evocava un grumo di forza dolorosa che si poggiava sulla terra in modo occulto.
<<Maledizione! Ho bisogno di una
penna! >>
E continuò a
rovistare dentro quel piccolo buco
giallo, minuscolo quanto la sua mano.
Il cielo sembrò sforzarsi e la pioggia cominciò a cadere a tocchi di fuoco.
Tinetta infilò un foglio di carta nella tasca
della sua giacca e con la penna
tra le dita, uscì fuori dalla macchina .
Voleva sentirne la forza , farsi prendere le viscere ,scrollarsi i pensieri tanto da farli diventare morbidi e innocenti.
Avanzò lungo un fangoso sentiero, i piccoli sassi sottilissimi si infilavano tra le dita dei piedi come testimoni difficili. Era
inverno e per punizione Tinetta portava della ciabatte
di stoffa completamente aperte e senza calze.
I piedi erano rossi e
striminziti di rughe parevano traboccare di lacrime.
<<Meglio per voi!>>Si guardò le caviglie incatenate da ferite...e raddoppiò il dolore: Si
tolse le pantofole e avanzò
scalza dentro quelle pozze d’acqua e pietra.
Era piena di colpe perchè aveva pregato concedendosi speranze.
Aveva pregato tanto forte senza pause,attentissima a non sbagliare il conto del ''Santorosario'',attentissima a farlo di nascosto da mamma Carmela che credeva solo nel diavolo.
Si fermò un
attimo sotto l’arco della vecchia chiesa di San Donato e un brivido sedizioso gli si depositò vicino al cuore che
sedotto,cominciò ad allentare i battiti.
“Moro River Canadian war
Cimitery “ apparvero
queste parole come una segnaletica
posta al bordo di un purgatorio.
Accarezzò con la mano ‘’il muro di anime’’ e disse
accorata:
<<Il cimitero militare
Canadese … non ero mai entrata qui!>>
E sentì la fronte bruciare :
<<MALEDETTA … maledetta malattia!>>
Si tolse il cappellino e la
pioggia cominciò a picchiettare contro il capo deserto di capelli.
Quegli occhi blu senza ciglia,
svelavano una profonda malattia che abitava le membra di Tinetta da lunghi mesi.
Alzò gli occhi, opulenti lapidi sfrecciavano a perdita d’occhio.
Tutte ramificate
dentro un pezzo di terra orfana. Erano disposte in file
parallele ben ordinate e abbellite
al centro, con croci e foglie mentre
delle randagie
erbacce che si spacciavano per fiori, si arrampicavano frettolosamente fino in
cima alle lapidi avvolgendole in un caloroso abbraccio selvatico.
Entrò a piedi
nudi affondando dentro un'erba che sembrava impelata di ortiche tanto che la
pelle cominciò a bruciarle tra le unghie
dei mignoli. Quella terra impastata
d’erba e battuta di lapidi era inquietante e nello stesso tempo ossigenata da
una brezza confortevole che metteva pudicamente ogni sentimento al suo posto
.
<<
Questa è una piccola reggia dove
trattenere il fiato.>>
Cominciò a schioccare le dita tra loro come se volesse improvvisare un
piccolo applauso
<<Incredibile! i miei dolori si sono coagulati questa volta in modo più armonico e tutto fa meno male. >>
Sorrise e dopo aver camminato per un po’ si sedette sopra
una panchina di legno messa vicino a un giovane gelso.
La grande croce al centro del cimitero sembrava sorgere dalla terra e
pigiare il cielo con le sue radici di
pietra trasparenti che solo Tinetta riusciva a vedere.Erano bianche e lunghe ,tanto attorcigliate
da strangolare il cielo.
Il fiato della donna diventò secco, irregolare e
improvvisamente la velocità del vento
cambiò inclinazione e cominciò a raffica a consumare quella rinfrescante pioggia .
Prese la penna e iniziò a scrivere sopra
quel pezzo di carta che aveva accuratamente protetto nella sua tasca.
<<Come posso
iniziare?>>E si grattò la fronte immersa di dubbi .Certo non è facile
parlare ai miei parenti … sono come il morbillo , scompaiono
spontaneamente in pochi giorni. >>
I suoi pensieri furono arrestati da un rumorio.
Due ombre proiettate a spicchi tra gli alberi parlottavano tra loro.
La voce più giovane aveva tra le mani un vecchio yo-yo, lo faceva ruzzolare
velocemente.
Tinetta era una primavera curiosa e si lasciò sopraffare dal vizietto delle orecchie pettegole.
Avvicinò gli occhi e allungò un collo leggero come quelle lumache selvatiche che durante certe albe agre si depositano spogliate sui rami più alti .
Era un giovane con una semplicità rusticana.
I suoi capelli erano
di un biondo –grano e aveva le labbra scarlatte e gonfie. L’altro era più
distinto e leggermente più grosso di
spalle,fiero e imbronciato con una leggera barba incolta che avvolgeva la faccia fino agli occhi.
<<Nulty! Allora proprio non riesci a
ricordare il mio nome?>>
Mormorò il più giovane con lo yo-yo .
<<No.>> Rispose il ragazzo più fiero .
Il ragazzo senza barba, crucciò il viso nascondendo un enorme delusione dentro una smorfia e aggiunse:
<<Io non dovevo
partire!
Mamma mi aveva avvisato di farmi i fatti miei!
Di continuare a stare in campagna e di separare gli acini dai raspi,
ma … ma … la mia testa d’asino ha capito
male tutti i discorsi !
Non mi ero accorto che mio fratello non sapeva
ragionare e che
il suo parlare era pieno
di equivoci. Ora mi ritrovo SENZA NOME
e lontano da casa>>
Nulty che era più intelligente ,aveva capito tutto
ma non parlava , si tocco la barba e dopo qualche minuto rispose:
<<Ho
bisogno di qualcuno che per mestiere sappia radere e tagliare i capelli.
L’insieme di questi peli che crescono sulle guance mi
rendono la faccia come una grossa
radice carnosa … ACCIDENTI! Sembra che abbia del foraggio anche sopra i lobi delle orecchie! DOPPIA
MALEDIZIONE!!>>
IL ragazzo più
giovane con un filo di voce amara continuò:
<<Si ! hai ragione … Nulty … qui è un
inferno … Stavamo meglio prima! Ricordi quando eravamo chiusi dentro quella
baracca circolare ?>>
<<Smettila!Quel rottame di baracca era solo un ricovero ,dove
soldati e prigionieri civettavano con le malattie.Le facevano salire su per la bocca,
le infrascavano con la saliva e poi pregavano.
Nessuno voleva comparire
davanti ai tedeschi.Nessuno voleva rimanere senza vertebre e costole!
Forse non ricordi bene!C’era chi si
cospargeva in tutte le direzioni di acidi.C'era addirittura chi si spruzzava tutto dentro gli occhi!Si preferiva rimanere ciechi per un ceppo di vita.
La maggior parte di noi ancora oggi preferisce avere qualche arto bruciato
dalla fatalità che rimanere con il
cuore strappato mentre i tedeschi calpestano le nostre membra divertiti.>>
<<Nulty … ma sono difettoso?>>
Il soldato intelligente lo guardò con disincanto.
<<Difettoso...?>>
Intanto Tinetta era rimasta ferma su quella
panchina come una chiocciola ad
ascoltare i due giovani uomini.
Il cimitero sembrava la stanza degli orologi:Isolato e immobile e gli alberi giravano i rami come lancette.
Non la degnarono di uno sguardo,continuarono a parlare con costante gloria e disperazione.
Il più forte urlò:
<<Tu sei un feritore … una furia
eccitante !Hai ucciso con fretta chi voleva ucciderti.>>
Il ragazzo”Senza Nome “ sembrò guaire
lamentosamente:
<<Io mi sento il sangue pieni di guano.Perché ci hanno
lasciato qui ad aspettare?>>
<<Non è finita la nostra è solo una attività di custodia …
torneranno a prenderci!>>
Rispose Nulty soddisfatto per quel che aveva
appena detto.
Un sorriso sgualcito comparve in modo insano sulle labbra dei
due giovani . Tinetta li osservava in silenzio sembravano due uccelli acquatici notturni con desideri capricciosi di vendetta e perdono .Nulty aggiunse poche parole prima di chiudere la
bocca:
<<La guerra ha quattro
sapori :Salata,dolce,amara e acida … Torneranno a riprenderci …>>La pioggia sembrava nascondersi nel fogliame e l'aria celava il lancinante grido di guerra...quello stesso grido che trasforma gli uomini in assassini.
Il
ragazzo senza barba cominciò a
camminare tra le lapidi e Tinetta guastata da una curiosità pericolosa, cominciò a
seguirlo.
Ingoiò un po’ di saliva mandandola giù nello stomaco e pensò :
<<La mia mente è
ingombrata da allucinazioni. >>
Lo
seguì fino alla fine dell’ultimo gelso
Il ragazzo era fermo
davanti la prima lapide della terza fila i suoi occhi erano inghiottiti da una ''offensiva solitudine''.
Lontano in una terra che come una sposa fedele lo ricopriva .
Tinetta guardò la lapide.Era una ” lapide difettosa”
… era “senza
nome”.
Sentì
crescere negli occhi un caos di lacrime palpitanti .
Percepì un vuoto che fece fiorire un dolore
stordito e urlò :
<<Stavo per uccidere l’onore …>>
Ma il ragazzo
non si accorse mai di Tinetta …
e non
riuscì mai a sentire le sue parole.
TANIA SANTURBANO (inedito-diritti riservati-)
La guerra è una Regina sterile...e in prime nozze sfila silenziosamente la vita.