sabato 10 agosto 2013

Moro River Canadian War Cimitery” the story of Tinetta - cry the memories La storia di Tinetta - Gridano i ricordi

Moro River Canadian  War Cimitery”   the story of Tinetta -    cry the memories
                                                   La storia di Tinetta -    Gridano i ricordi


<<Cerchiamo di  ridurre il  problema vivisezionando   alcune parole,
   quelle''benedette  parole estinte” tenute lontane accuratamente dai cervelli    più indemoniati e infedeli.Parole dove nascono  campi di rimpianti,  infestati    da spinose solitudini.                                                  
   Dopo aver immaginato , guardiamo attentamente attraverso questa          insenatura di cielo che divide con il silenzio il bene e il male e senza farci  vedere da Dio e ritrovare dal diavolo...  agiatamente senza mostrare fretta,  iniziamo a cucirci la morte perché è arrivato il  momento di indossarla.>>                        
  
Dopo aver pronunciato ad alta voce queste parole, Tinetta,professoressa di greco, aumentò con il piede infreddolito dal gelo la velocità della sua vecchia  ''Cinquecento'' .
Era una macchina vecchia come i suoi pensieri, aveva freni consumati e 
di tanto in tanto emetteva un buffo rumore  simile a un singhiozzo. 
Anche Tinetta era una strana macchina tutta dipinta.
Portava un cappello  giallo fosforescente che le copriva la testa, indossava un provocatorio impermeabile e bizzarri guanti tridimensionali .                                                                                                                                                                             
 Fermò    la macchina e cercò nella borsa una penna.Scendeva una pioggia affannata e scendeva come un fantasma. Evocava un grumo di forza dolorosa che si poggiava sulla terra in modo occulto.

<<Maledizione! Ho bisogno di una penna! >>    


E continuò a rovistare dentro quel piccolo buco giallo,  minuscolo quanto la sua mano.  
Il cielo sembrò sforzarsi e la pioggia cominciò a cadere a tocchi di fuoco.
Tinetta infilò un foglio di carta nella tasca   della sua giacca e con   la penna tra le dita, uscì fuori dalla macchina .  
Voleva sentirne la forza , farsi prendere le viscere ,scrollarsi i pensieri tanto da farli diventare   morbidi e innocenti. 

Avanzò  lungo un fangoso  sentiero, i piccoli sassi sottilissimi  si infilavano tra le dita dei piedi come testimoni difficili.                                                   Era inverno e per punizione  Tinetta portava della ciabatte  di stoffa completamente aperte e senza calze.
I piedi erano rossi e striminziti di rughe parevano traboccare di lacrime.
<<Meglio per voi!>>Si guardò le caviglie incatenate da ferite...e raddoppiò il dolore: Si tolse le pantofole  e avanzò scalza dentro quelle pozze d’acqua e pietra.
Era piena di colpe perchè aveva  pregato concedendosi speranze.
Aveva pregato tanto forte senza pause,attentissima a non sbagliare il conto del ''Santorosario'',attentissima a farlo di nascosto da mamma Carmela che credeva solo nel diavolo.
Si fermò un attimo sotto l’arco della vecchia chiesa di San Donato  e un brivido  sedizioso gli si depositò vicino al cuore che sedotto,cominciò ad allentare i battiti.  
 “Moro  River Canadian  war  Cimitery   “ apparvero  queste parole    come una  segnaletica  posta al bordo di un purgatorio.           
   Accarezzò  con la mano ‘’il muro di anime’’ e disse accorata:  
<<Il cimitero militare Canadese … non ero mai entrata qui!>>
 E sentì la fronte bruciare :
   
<<MALEDETTA … maledetta malattia!>>
Si tolse il cappellino e la pioggia  cominciò a picchiettare contro il capo deserto di capelli.
Quegli occhi blu senza ciglia, svelavano una profonda malattia che abitava le membra  di Tinetta da lunghi mesi.
 Alzò gli occhi, opulenti lapidi sfrecciavano a perdita d’occhio.
Tutte ramificate dentro un pezzo di terra orfana. Erano disposte in  file   parallele ben ordinate e abbellite  al centro,  con  croci e foglie mentre
delle randagie erbacce che si spacciavano per fiori, si arrampicavano frettolosamente fino in cima alle lapidi avvolgendole in un caloroso abbraccio selvatico.                                                                                     
   Entrò a piedi  nudi  affondando dentro un'erba che sembrava impelata di ortiche  tanto che la pelle cominciò a bruciarle  tra le unghie dei mignoli.   Quella terra impastata d’erba e battuta di lapidi era inquietante e nello stesso tempo ossigenata da una brezza confortevole che metteva pudicamente ogni sentimento al suo posto .                                                                                                      
<< Questa è una  piccola reggia dove trattenere il fiato.>>
Cominciò a schioccare le dita  tra loro come se volesse improvvisare un piccolo applauso 
<<Incredibile! i miei dolori si sono coagulati  questa volta in modo più armonico e  tutto fa meno male. >>
Sorrise e dopo aver camminato per un po’ si sedette sopra una panchina di legno messa vicino a un giovane gelso.     
La grande croce al centro  del cimitero sembrava sorgere dalla terra e pigiare  il cielo con le sue radici di pietra  trasparenti  che solo Tinetta riusciva a vedere.Erano  bianche e lunghe ,tanto  attorcigliate  da strangolare il cielo.
 Il fiato della donna  diventò secco, irregolare e improvvisamente  la velocità del vento cambiò  inclinazione e cominciò a raffica a consumare quella rinfrescante pioggia . 
 Prese la penna e iniziò a scrivere sopra quel pezzo di carta che aveva accuratamente protetto nella sua tasca.
<<Come posso iniziare?>>E si grattò la fronte immersa di dubbi .Certo non è facile parlare ai miei parenti … sono come il morbillo , scompaiono spontaneamente in pochi  giorni. >>
 I suoi pensieri furono arrestati da un rumorio. 
 Due ombre proiettate a spicchi tra gli alberi parlottavano tra loro.

 La voce più giovane aveva tra le mani un vecchio yo-yo, lo faceva ruzzolare velocemente.

Tinetta era una primavera curiosa e si lasciò   sopraffare dal vizietto delle orecchie pettegole.
Avvicinò  gli occhi e allungò un collo leggero come quelle lumache selvatiche che durante certe albe agre si depositano spogliate sui rami più alti .

 Era un giovane con una semplicità rusticana.

I suoi capelli erano di un biondo –grano e aveva le labbra scarlatte e gonfie. L’altro era più distinto  e leggermente più grosso di spalle,fiero e imbronciato con una leggera barba incolta  che avvolgeva la faccia fino agli occhi.

<<Nulty! Allora proprio non riesci a ricordare il mio nome?>>

Mormorò il più giovane con lo yo-yo .                                                                          
 <<No.>>  Rispose il ragazzo più fiero .
 Il ragazzo senza barba, crucciò il viso nascondendo un enorme delusione dentro una smorfia e aggiunse:
 <<Io non dovevo partire!
   Mamma mi aveva avvisato di farmi i fatti miei!
  Di continuare a stare in campagna e di separare gli acini dai raspi,
  ma … ma … la mia testa d’asino ha capito male tutti i discorsi !
  Non mi ero accorto che mio fratello non sapeva ragionare e che 
  il suo parlare  era pieno di equivoci. Ora mi ritrovo  SENZA NOME 
  e lontano da casa>> 
Nulty che era più intelligente ,aveva capito tutto ma non parlava , si tocco la barba e dopo qualche minuto rispose: 
<<Ho bisogno di qualcuno che per mestiere sappia radere e tagliare i capelli.
 L’insieme di questi peli che crescono sulle  guance mi rendono la faccia   come una grossa radice carnosa … ACCIDENTI! Sembra che abbia del foraggio anche sopra i lobi delle orecchie! DOPPIA MALEDIZIONE!!>>  
 IL ragazzo più giovane  con un filo di voce  amara  continuò:
 <<Si ! hai ragione … Nulty … qui è un inferno … Stavamo meglio prima! Ricordi quando eravamo chiusi dentro quella baracca circolare ?>>                                                                                   
 <<Smettila!Quel rottame di baracca era solo un ricovero ,dove soldati e    prigionieri civettavano con le malattie.Le facevano salire su per la bocca, 
le infrascavano con la saliva e poi pregavano.
Nessuno voleva comparire  davanti ai tedeschi.Nessuno voleva rimanere senza vertebre e costole!
 Forse  non ricordi bene!C’era chi si cospargeva in tutte le direzioni  di acidi.C'era  addirittura chi si spruzzava tutto dentro gli occhi!Si preferiva rimanere ciechi per un ceppo di vita. 
 La maggior parte di noi ancora oggi  preferisce  avere qualche arto bruciato dalla fatalità che  rimanere con il cuore strappato mentre i tedeschi calpestano le nostre membra divertiti.>>                                                                                            
<<Nulty  … ma sono difettoso?>>                                                           

Il soldato    intelligente lo guardò con disincanto.
   <<Difettoso...?>>                                                            
   
 Intanto Tinetta era rimasta ferma su quella panchina come una chiocciola  ad ascoltare  i due giovani uomini.
Il cimitero sembrava la  stanza degli  orologi:Isolato e immobile e gli alberi giravano i rami come lancette. 
Non la degnarono di uno sguardo,continuarono a parlare con costante gloria e disperazione.      
Il più forte urlò:

 <<Tu sei un feritore … una furia eccitante !Hai ucciso con fretta chi voleva ucciderti.>> 
 Il ragazzo”Senza Nome “ sembrò guaire lamentosamente:
 <<Io mi sento il sangue pieni di guano.Perché ci hanno lasciato qui ad aspettare?>>                                                                                                                                               
<<Non è finita  la nostra è solo una attività di custodia … torneranno a prenderci!>>
Rispose Nulty soddisfatto per quel che aveva appena detto.
Un sorriso sgualcito comparve in modo insano sulle labbra dei due giovani . Tinetta li osservava in silenzio sembravano due uccelli acquatici notturni con desideri capricciosi di vendetta e perdono .Nulty  aggiunse poche parole prima di chiudere la bocca:
<<La guerra ha quattro sapori :Salata,dolce,amara e acida … Torneranno a riprenderci …>>La pioggia sembrava nascondersi nel fogliame e l'aria celava il lancinante grido di guerra...quello stesso grido che trasforma gli uomini in assassini.

Il ragazzo senza barba     cominciò a camminare tra le lapidi e Tinetta guastata  da una curiosità pericolosa, cominciò a seguirlo.

 Ingoiò un po’ di saliva mandandola giù nello stomaco e pensò :

<<La mia mente è ingombrata  da  allucinazioni. >>


Lo seguì fino  alla fine dell’ultimo gelso              
Il ragazzo era fermo davanti la prima lapide della terza fila i suoi occhi erano inghiottiti da  una ''offensiva solitudine''.
Lontano in una terra che come una sposa fedele lo ricopriva .
                                                                                                                               


Tinetta  guardò la lapide.Era una  ” lapide difettosa”  

… era  “senza nome”.                                                     

  
Sentì crescere negli occhi un caos di lacrime palpitanti .
Percepì un vuoto che fece fiorire un dolore stordito  e urlò :

<<Stavo per uccidere l’onore …>> 


Ma il ragazzo non si accorse mai di Tinetta  …

e non riuscì mai a sentire le sue parole.                                          

  TANIA SANTURBANO (inedito-diritti riservati-) 

La guerra è una Regina sterile...e in prime nozze  sfila silenziosamente la vita. 



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